Il periodo Triassico

Il periodo Triassico

Durante il Triassico (251-201 maf) l’area del Monte San Giorgio si trovava a una latitudine intertropicale settentrionale di circa 15-18° ed era probabilmente fortemente influenzata da un clima monsonico.

La successione deposta nell’area durante il Triassico testimonia nella prima parte del Triassico una fase di trasgressione, ovvero di progressiva transizione da Est a Ovest da un ambiente di deposizione continentale-fluviale a un ambiente marino, dominante a partire dal Triassico Medio.

La prima unità litologica triassica, che sovrasta le rocce vulcanoclastiche del Permiano, è la Formazione del Servino, costituita da arenarie e conglomerati deposti negli alvei di antichi fiumi derivanti dalle catene montuose varisiche al centro del continente di Pangea. Sovrastante è la Formazione di Bellano, appartenente all’Anisico Inferiore, primo piano del Triassico Medio, costituita da depositi fluvio-deltizi.

La successiva trasgressione marina è testimoniata dalla presenza della Dolomia di San Salvatore, dell’Anisico Superiore. Questa litologia rappresenta i resti di una piattaforma carbonatica depositata in acque marine poco profonde, in condizioni climatiche subtropicali, un ambiente con affinità con le moderne barriere coralline. La piattaforma carbonatica della Dolomia di San Salvatore si trovava all’interno del bacino marino del Monte San Giorgio, parte di un mare epicontinentale poco profondo all’estremità dell’Oceano Neo-Tetide.

Durante la fine dell’Anisico e il Ladinico, secondo piano del Triassico Medio, la sedimentazione in acque poco profonde continuò a nord e a est (area Campo dei Fiori) con la deposizione della Dolomia di San Salvatore media e superiore, mentre nell'area del Monte San Giorgio si sviluppò un bacino intrapiattaforma, un’area di fondale poco più profondo che diede luogo alla deposizione della Formazione di Besano (nota anche come "Grenzbitumenzone) seguita poi successivamente dalla deposizione della Formazione di San Giorgio e dal Calcare di Meride.

La Formazione di Besano, deposta attorno al limite Anisico/Ladinico (~242 maf), è costituita da un'alternanza di strati di dolomia laminata e sottili interstrati di “scisto bituminoso” (siltiti ad argilliti scure, ricche in materia organica), per uno spessore totale di soli 5-16 m. La formazione si è depositata in un ambiente marino con una profondità moderata di 30-130 m. Si ipotizza che la colonna d'acqua fosse nettamente stratificata in acque superficiali ben ossigenate e acque di fondo disossico-anossiche (povere di ossigeno). Questo è testimoniato dalle laminazioni ben conservate, che testimoniano condizioni idrodinamiche molto tranquille e prevalente assenza di organismi sul fondale, e dall’alto contenuto di carbonio organico. La Formazione di Besano può essere suddivisa in tre porzioni: si ipotizza che la parte basale sia stata deposta in un ambiente di piattaforma poco profondo a circolazione ristretta, quella mediana in un bacino intrapiattaforma più profondo e quella superiore nuovamente in un ambiente di piattaforma a circolazione ristretta e poco profondo. La maggior parte dei bellissimi fossili di vertebrati del Monte San Giorgio, la cui importanza è stata ampiamente apprezzata in tutto il mondo, proviene da questa formazione. L’ambiente ristretto e disossico e la conseguente presenza limitata di organismi decompositori sono il motivo dell’eccezionale conservazione degli esemplari fossili. Di particolare rilevanza è il sito della Cava del Sasso Caldo, che ha restituito tra gli altri reperti l’olotipo di Besanosaurus leptorhynchus, un ittiosauro basale perfettamente conservato, lungo 5 metri. Dalla Formazione di Besano derivano anche numerosi altri resti di varie specie di rettili marini, bivalvi del genere Daonella, ammonoidi ed enigmatici artropodi del gruppo estinto dei tilacocefali.

Al di sopra della Formazione Besano si trova la Dolomia di San Giorgio. Sopra alla Dolomia di San Giorgio affiora il Calcare di Meride, che risale al Ladinico e ha uno spessore di 400-600 m. La porzione inferiore del calcare di Meride è composta da strati di calcare scuro, ricchi in sostanza organica, con alcuni interstrati di calcari laminati o bentoniti tufacee giallastre di origine vulcanoclastica. Questa porzione del Calcare di Meride include tre celebri orizzonti fossiliferi: l'orizzonte di Cava Inferiore, l’orizzonte di Cava Superiore e quello di Cassina. Grazie alla presenza di ceneri vulcaniche, questi orizzonti sono stati rispettivamente datati a 241,02 ± 0,13, 241,07 ± 0,13 e 240,63 ± 0,13 milioni di anni fa. Tutti e tre hanno restituito importanti faune a rettili marini. La porzione superiore del Calcare di Meride è composta da strati alternati di calcare e marne, con un contenuto crescente di argilla verso la sommità, depositatisi in un ambiente influenzato dalla presenza di un’area emersa molto vicina, con frequenti fluttuazioni del livello di salinità delle acque. Questa porzione del Calcare di Meride include la “Kalkschieferzone”, una serie di marne laminate di 120 m che ha restituito una peculiare fauna di pesci, rettili e insetti. Proprio da questa zona derivano i fossili del sito di Cà del Frate conservati presso il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale a Clivio.

Durante il Carnico, Triassico Superiore, iniziato circa 230 milioni di anni fa, la regressione marina portò allo sviluppo di aree marine molto poco profonde e vaste aree continentali pianeggianti. La Marna del Pizzella si depositò in questo contesto: si tratta di marne varicolore (grigio, grigio scuro, marrone, rosso e verdastro), talvolta intercalate a strati decimetrici di carbonati. Questa fase regressiva fu seguita da una nuova trasgressione, che portò alla deposizione della Dolomia Principale durante il Norico (227-208 maf). La Dolomia Principale rappresenta un’enorme piattaforma carbonatica che si estendeva lungo l'intera catena delle Alpi Meridionali e che presso il Monte San Giorgio ha portato alla deposizione di una successione spessa 400-600 m. La Formazione di Tremona, datata al Retico (208-201 maf) e composta da calcari fossiliferi in parte dolomitizzati, rappresenta l'ultima formazione della sequenza dell’area del Monte San Giorgio.

 

Bibliografia essenziale:

  • Affer D. & Teruzzi G. (1999). Thylacocephalan crustaceans from the Besano Formation, Middle Triassic, N. Italy. Rivista del Museo Civico di Scienze Naturali “E. Caffi" 20: 5-8.
  • Beardmore S.R. & Furrer H. (2016). Taphonomic analysis of Saurichthys from two stratigraphic horizons in the Middle Triassic of Monte San Giorgio, Switzerland. Swiss Journal of Geosciences 109: 1-16.
  • Bindellini G. (2021). Study of the paleontological record of the Besano Formation (Middle Triassic) at “Sasso Caldo”, Varese, UNESCO WHL Monte San Giorgio. Ph.D. thesis. Dipartimento di Scienze della Terra Ardito Desio, Università degli Studi di Milano, Milan, Italy. Pp 221.
  • Bindellini G., Wolniewicz A.S., Miedema F., Scheyer T.M. & Dal Sasso C. (2021). Cranial anatomy of Besanosaurus leptorhynchus Dal Sasso & Pinna, 1996 (Reptilia: Ichthyosauria) from the Middle Triassic Besano Formation of Monte San Giorgio, Italy/Switzerland: taxonomic and palaeobiological implications. PeerJ 9: e11179. https://peerj.com/articles/11179/
  • Dal Sasso C., Pinna G. (1996). Besanosaurus leptorhynchus n. gen. n. sp., a new shastasaurid ichthyosaur from the Middle Triassic of Besano (Lombardy, N. Italy). Paleontologia Lombarda, Nuova serie 4: 3-23.
  • Nosotti S., Teruzzi G., Teruzzi G. (2008) - I rettili di Besano-Monte San Giorgio. Natura, 98.
  • Renesto S., Dal Sasso C., Fogliazza F. & Ragni C. (2020) - New findings reveal that the Middle Triassic ichthyosaur Mixosaurus cornalianus is the oldest amniote with a dorsal fin.  Acta Paleontologica Polonica, 65: 511-522.
  • Stockar R. & Renesto S. (2011). Co-occurrence of Neusticosaurus edwardsii and N. peyeri (Reptilia) in the lower Meride limestone (Middle Triassic, Monte San Giorgio). Swiss Journal of Geosciences 104: 167-178. https://sjg.springeropen.com/articles/10.1007/s00015-011-0077-x